Sperimentato a San Martino, ha avuto risposte positive dal 100% dei pazienti trattati. "Tutti hanno registrato miglioramenti, il male ha rallentato, in alcuni casi si è fermato"
di WANDA VALLI E' il primo studio al mondo che ha ottenuto un "percorso netto" per usare un linguaggio sportivo. Vale a dire risposte positive, sotto il profilo immunologico, dal 100 per cento dei pazienti trattati. Tutti ammalati di tumore: o alla prostata o al rene. E' un vaccino terapeutico, si chiama GX301, rinforza il sistema immunitario, lo rende un killer capace di uccidere le cellule malate, anche se i tumori sono in uno stadio molto avanzato. In più, non sono stati rilevati effetti collaterali significativi, mentre c'è la possibilità di affiancare il vaccino a altri tipi di cura.
Dal punto di vista immunologico, poi, è la conferma che l'organismo umano può rispondere a chi stimola le sue difese anche se è già messo sotto assedio dalla malattia. L'idea è venuta a Gilberto Filaci, endocrinologo e immunologo dell'Università di Genova che, con la collega Daniela Fenoglio e una équipe di giovani studiosi, l'ha elaborata nei laboratori del Centro di eccellenza per la Ricerca biomedica dell'Università , sotto la supervisione dell'Istituto Superiore della Sanità , mentre Paolo Traverso, urologo e ricercatore, ha seguito la parte clinica.
Adesso, dopo due anni di lavoro, è finita la prima fase. Servono altri due anni, soprattutto qualcuno disposto a investire milioni di euro, per passare alla fase due: vale a dire testare l'efficacia di questo vaccino curativo, non più in malati terminali, ma appena il tumore si manifesta. E poi estendere l'uso del GX301 a nuove tipologie neoplastiche. E' il professor Gilberto Filaci a spiegare come è nato e come funziona il GX301. Tutto incomincia al Dipartimento di Ricerca, quando Filaci e i suoi colleghi decidono di provare a usare una molecola, la telomerasi, per renderla protagonista del vaccino.
Spiega il professore: "Il vaccino usa come sostanza stimolante parti di una molecola, la telomerasi, molto concentrata nei tumori, sia nelle cellule malate che in quelle sane. Se il sistema immunitario riesce a riconoscere la molecola nelle cellule malate, può circondarla con quelle sane e poi distruggerla". Il killer della malattia, si mette in azione così. Non sarà , sottolinea il professor Filaci "una bacchetta magica", ma può diventare "un importante strumento di cura da affiancare a quelli già esistenti". Perché si è scelta la sperimentazione su malati di tumore alla prostata o al rene? Più semplici da combattere, più adatti al GX301? Filaci: "Il vaccino riconosce la molecola in tutti i tumori, noi dovevamo scegliere due neoplasie "campione" da cui partire.
Il tumore alla prostata è il più frequente nella popolazione maschile e ha come unica terapia l'intervento chirurgico, così come accade nel tumore al rene". Il GX301 è stato sperimentato su 14 pazienti (11 con tumore alla prostata, 3 al rene), ognuno in una fase molto avanzata della malattia, secondo le linee decise dall'Istituto Superiore di Sanità .
Tutti hanno registrato miglioramenti, il tumore ha rallentato, in un caso si è addirittura fermato. Non basta ancora, servono altri studi, casistiche molto più ampie, per capire davvero quanto e in quali casi il vaccino possa essere utile. Solo allora si fermerà il lavoro degli Accademici e entrerà nel vivo quello dell'impresa per reperire i fondi necessari a finanziare la ricerca e la messa in commercio. Il GX301, per ora, resta un successo scientifico con tre caratteristiche. Le riassume il professor Filaci: " Il vaccino non è tossico; il sistema immunitario di tutti i pazienti è in grado di rispondere; questo è il primo studio al mondo che ha una risposta positiva al 100 sui pazienti trattati dal punto di vista immunologico".
(25 ottobre 2011)
Fonte:
http://genova.repubblica.it/cronaca/2011/10/25/news/tumore_alla_prostata_un_vaccino_vi_salver-23811066/
Approfondimenti:
http://www.macrolibrarsi.it/libri/__la_rivoluzione_silenziosa_della_medicina_del_cancro-dellaids.php?pn=1712
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