Anche se personalmente non ci siamo sottoposti a questo particolare esame, sappiamo tutti benissimo in cosa consista, anche volendo superare tutti i tabù è doloroso, scomodo ed è anche l'unica maniera attualmente disponibile per scoprire in tempo i tumori del colon, che dopo quelli alla prostata e al polmone sono i più diffusi.
Sembra che a breve, nel giro di un anno, sarà disponibile una nuova risorsa diagnostica, una semplice pillola che va ingerita e che nell'arco di circa 10 ore percorrerà il nostro intestino fino alla naturale espulsione fotografando tutto quello che incontrerà sul percorso.
La pillola, delle dimensioni di 31 mm di lunghezza per 11 di larghezza è costituita con un materiale plastico resistente agli acidi gastrici, contiene due minuscole telecamere e un'antenna che trasmette le immagini riprese, va inghiottita e al fianco del paziente viene assicurata una ricevente che registrerà le immagini ricevute. In una prima fase la pillola si spegne per economizzare le batterie, poi dopo circa un'ora e un quarto si accende e inizia a riprendere il "panorama" trasmettendo le immagini tramite l'apposita antenna al ricevitore. Il Policlinico Gemelli, che è stato coinvolto nella sperimentazione di questo nuovo sistema diagnostico ha commentato che i risultati sono molto incoraggianti, ma occorre studiare e perfezionare la qualità delle immagini ricevute, problema che si prevede verrà risolto entro un anno, inoltre occorre una pulizia assoluta del tratto intestinale per garantire il massimo delle chiarezza alle immagini riprese. Certamente al momento, nella sfortunata ipotesi di presenza di polipi o tumori nel tratto intestinale analizzato si dovrà intervenire nel modo tradizionale, ma sicuramente considerate le centinaia di analisi che quotidianamente vengono svolte in Italia, la pillola-telecamera rappresenterebbe un metodo validissimo di indagine non invasiva.
La pillola, delle dimensioni di 31 mm di lunghezza per 11 di larghezza è costituita con un materiale plastico resistente agli acidi gastrici, contiene due minuscole telecamere e un'antenna che trasmette le immagini riprese, va inghiottita e al fianco del paziente viene assicurata una ricevente che registrerà le immagini ricevute. In una prima fase la pillola si spegne per economizzare le batterie, poi dopo circa un'ora e un quarto si accende e inizia a riprendere il "panorama" trasmettendo le immagini tramite l'apposita antenna al ricevitore. Il Policlinico Gemelli, che è stato coinvolto nella sperimentazione di questo nuovo sistema diagnostico ha commentato che i risultati sono molto incoraggianti, ma occorre studiare e perfezionare la qualità delle immagini ricevute, problema che si prevede verrà risolto entro un anno, inoltre occorre una pulizia assoluta del tratto intestinale per garantire il massimo delle chiarezza alle immagini riprese. Certamente al momento, nella sfortunata ipotesi di presenza di polipi o tumori nel tratto intestinale analizzato si dovrà intervenire nel modo tradizionale, ma sicuramente considerate le centinaia di analisi che quotidianamente vengono svolte in Italia, la pillola-telecamera rappresenterebbe un metodo validissimo di indagine non invasiva.
I RISULTATI
Trecento pazienti si sono già sottoposti a sperimentazione nei diversi centri che hanno visto l'Italia coinvolta con il Policlinico Gemelli di Roma. I risultati sono stati pubblicati sul New England Journal of Medicine da Guido Costamagna, direttore dell'Unità operativa di Endoscopia Digestiva chirurgica del Policlinico e da Cristiano Spada. Il cancro del colon è il terzo tumore più frequentemente diagnosticato.
La prevenzione si basa su uno screening su tutti i cinquantenni, il problema, spiegano gli autori, «è che la colonscopia è molto fastidiosa e a volte anche dolorosa, quindi solo una piccola percentuale di loro vi si sottopone. La soluzione è però ora a portata di mano: la videocapsula è una vera e propria pillola, contenente due telecamere, due sorgenti luminose e un'antenna. Prodotta per ora da una sola azienda nel mondo, è lunga 31 millimetri, ha un diametro di 11 millimetri, è ingeribile proprio come una normale pillola, e percorre tutto il tratto intestinale. Alimentata a batteria, sfrutta per muoversi i movimenti intestinali; arrivata nell'intestino tenue, inizia a inviare 4 immagini al secondo a un piccolo ricevitore che il paziente porta con sè. Normalmente dopo dieci ore, tempo di durata delle batterie, la pillola è stata espulsa. "Il problema della colonscopia, oggi - spiega Cristiano Spada, dell'unità operativa di endoscopia digestiva chirurgica del 'Gemellì - è che, in genere, è molto fastidiosa e a volte anche dolorosa. Per questo solo una piccola percentuale dei cinquantenni si sottopone a questa analisi, che invece dovrebbe essere di routine perché è molto importante per scoprire per tempo lesioni e polipi che potrebbero degenerare in malattie più gravi".
Olga Iacuaniello
fonte:http://www.notiziarioitaliano.it/?articolo=14568
Olga Iacuaniello
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