martedì

Tumori: nuovo trattamento, nuovi scenari?


Siamo ormai abituati a recepire con scetticismo quelle che vengono periodicamente presentate come soluzioni innovative, vere o presunte, a malattie oncologiche, quelle sempre vere.
Haifu è invece una tecnologia che definiamo “amica” perché è poco traumatica e molto efficace.
E’ uno slogan?
Si tratta di una tecnica nuova che accoppia gli ultrasuoni ad alta energia, impiegati per portare a necrosi il tumore, con gli ultrasuoni di un normale ecografo impiegati per visualizzare l’area da trattare.
Vale la pena spendere qualche parola in più.Haifu consente di individuare la massa tumorale con una sonda ecografica e di trasmettere in tempo reale un fascio di ultrasuoni collimati ad alta energia focalizzandolo nell’area prescelta. La concentrazione di energia è tale da innalzare la temperatura a 60-90°C di un’area di circa 1x1,2mm portandola a necrosi coagulativa nel tempo di 1-2 secondi. Il trattamento successivo di aree contigue consente di trattare con efficacia e in tutta sicurezza masse anche vaste calibrando il trattamento stesso sulla conformazione tridimensionale del tumore e con rispetto assoluto dei tessuti e degli organi circostanti.
In definitiva si basa tutto sull’impiego di ultrasuoni, che attraversano i tessuti senza danno: l’unico effetto clinico è quello che si viene a creare sull’area focale, mentre in tutti gli altri tessuti il calore viene disperso dai vasi sanguigni.
Il risultato è immediato: la necrosi può essere visualizzata fin da subito con un semplice esame TAC o RMN o ancora meglio con la più moderna PET. Non c’è trucco ed è evidente che il rapporto effetto terapeutico/danni biologici è assoltamente vantaggioso, soprattutto nei confronti delle terapie oncologiche tradizionali.
A questo proposito, la tecnologia HAIFU non sostituisce le tecniche tradizionali di cura ma le integra in maniera ottimale. Può intervenire in aree anatomiche di difficile accessibilità per la chirurgia e la chemioterapia può essere ripresa, di norma, già dalla settimana successiva.
Quali patologie e quali organi possono essere trattati? Tutti quelli visualizzabili con l’ecografia: il fegato, il pancreas, il rene, i tessuti retroperitoneali, gli arti, e anche le ossa, qualora le metastasi portano una rarefazione dell’osso. Si tratta di una cura aspecifica, perché basata su criteri fisichi e non chimici: in definitiva non distingue i tessuti trattati se non in funzione delle loro caratteristiche morfologiche e strutturali, ma assolutamente sicura, perché il trattamento viene seguito passo-passo dall’ecografo collimato. Si tratta dove si vede, e solo se si vede.
E già, perché i risulati sono ampiamente prevedibili, perché esponendo il paziente alla parte diagnostica prima che il trattamento vero e proprio venga effettuato, si può rendere preliminarmente partecipe il paziente stesso e lo specialista di riferimento (l’oncologo, il chirurgo, il radioterapista, il medico curante…) delle decisioni in merito al trattamento stesso, inserendolo in un contesto di multidisciplinarità.
Quante macchine sono presenti nel mondo?
In estremo oriente la tecnologia è molto diffusa per la precisione di cura, l’efficacia, la affidabilità. E anche l’economicità perché pur trattandosi di un macchinario grande quanto una TAC che costa più di una TAC, non consuma quasi nulla se non la corrente elettrica: pochi farmaci, pochi materiali monouso, poche giornate di degenza. Come riferisce l'oncologo Costantino Campisi, del "Rome American Hospital", uno dei primi a mettere in atto questo tipo di trattamenti, in Europa, solo quattro Centri in grado di mettere in atto questo nuovo tipo di terapia: Oxford, Barcellona, Milano (Istituto Europeo di Oncologia), e appunto, Roma.
A proposito: la tecnologia è ancora più vantaggiosa per il trattamento dei tumori benigni: fibromi della mammella e fibromi dell’utero asportati con ricoveri di uno-due giorni, senza cicatrice e senza anestesia, solo in narcosi: un bel risultato!

fonte:www.strill.it

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