Sono oltre 200 mila le persone colpite dalla malattia di Parkinson nel nostro Paese. E i farmaci a base di dopamina, che riescono ad assicurare un buon controllo sui sintomi della malattia, sono accusati di scatenare comportamenti compulsivi nei pazienti: gioco d’azzardo, shopping incontrollato, eccessi nel rapporto con il cibo e nella vita sessuale sono stati riscontrati in una percentuale di circa il 10% dei soggetti.
Ricerche effettuate presso il Centro Parkinson degli Icp di Milano mostrano chiaramente che il gioco d’azzardo è associato a una eccessiva stimolazione indotta dai farmaci antiParkinson dell’emisfero cerebrale di destra, quello della creatività. E proprio in occasione del 31° convegno nazionale dell’Associazione italiana parkinsoniani – dove gli esperti si sono ritrovati per fare luce sui fatti di cronaca più recenti e per informare i pazienti anche sulle nuove prospettive aperte dalle cellule staminali nel trattamento di questa malattia – è emerso che è compito del neurologo individuare i soggetti a rischio e prevenire lo svilupparsi di questi comportamenti approfondendo i tratti che possono portare poi allo sviluppo di disturbi dell’autocontrollo. Senza dimenticare che esistono anche percorsi di sostegno psicologico sia per i pazienti sia per i loro familiari.
La malattia di Parkinson è una patologia molto grave che va curata agendo su più fronti, tra cui il trattamento con i farmaci. Questi hanno un ruolo fondamentale perché aiutano i pazienti a superare la rigidità, il tremore e il rallentamento dei movimenti, migliorandone la qualità di vita. La terapia consiste nella somministrazione di dopaminoagonisti e di un precursore della dopamina, la Dopa. Sul fronte della ricerca, l’uso di cellule staminali per la cura della malattia di Parkinson può aprire la strada a nuove terapie da affiancare al tradizionale trattamento farmacologico dei pazienti. «La speranza per il futuro sono le cellule staminali adulte: quelle della stessa persona possono infatti andare a rigenerare i neuroni morti», conferma Gianni Pezzoli, presidente dell’Associazione italiana parkinsoniani (Aip) e della Fondazione Grigioni, direttore del Centro Parkinson degli Istituti clinici di perfezionamento di Milano. «Sulla scia di quanto accade già in altri Paesi, anche in Italia sono state avviate delle sperimentazioni su pazienti, non riconosciute però dalla scienza ufficiale». S.B.
Ricerche effettuate presso il Centro Parkinson degli Icp di Milano mostrano chiaramente che il gioco d’azzardo è associato a una eccessiva stimolazione indotta dai farmaci antiParkinson dell’emisfero cerebrale di destra, quello della creatività. E proprio in occasione del 31° convegno nazionale dell’Associazione italiana parkinsoniani – dove gli esperti si sono ritrovati per fare luce sui fatti di cronaca più recenti e per informare i pazienti anche sulle nuove prospettive aperte dalle cellule staminali nel trattamento di questa malattia – è emerso che è compito del neurologo individuare i soggetti a rischio e prevenire lo svilupparsi di questi comportamenti approfondendo i tratti che possono portare poi allo sviluppo di disturbi dell’autocontrollo. Senza dimenticare che esistono anche percorsi di sostegno psicologico sia per i pazienti sia per i loro familiari.
La malattia di Parkinson è una patologia molto grave che va curata agendo su più fronti, tra cui il trattamento con i farmaci. Questi hanno un ruolo fondamentale perché aiutano i pazienti a superare la rigidità, il tremore e il rallentamento dei movimenti, migliorandone la qualità di vita. La terapia consiste nella somministrazione di dopaminoagonisti e di un precursore della dopamina, la Dopa. Sul fronte della ricerca, l’uso di cellule staminali per la cura della malattia di Parkinson può aprire la strada a nuove terapie da affiancare al tradizionale trattamento farmacologico dei pazienti. «La speranza per il futuro sono le cellule staminali adulte: quelle della stessa persona possono infatti andare a rigenerare i neuroni morti», conferma Gianni Pezzoli, presidente dell’Associazione italiana parkinsoniani (Aip) e della Fondazione Grigioni, direttore del Centro Parkinson degli Istituti clinici di perfezionamento di Milano. «Sulla scia di quanto accade già in altri Paesi, anche in Italia sono state avviate delle sperimentazioni su pazienti, non riconosciute però dalla scienza ufficiale». S.B.
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